lunedì 23 febbraio 2015

Cammino di perfezione


  Una celebre opera di S. Teresa si intitola Cammino di perfezione, ma è anche ben conosciuto il fatto che ella viaggiò concretamente più di un gesuita. E’ interessante che ella si pose in cammino non malgrado il suo essere monaca, donna contemplativa, affascinata da Gesù e dalla sua Parola, ma proprio in forza della sua vocazione, della sua passione per la Chiesa e il Carmelo, per comunicare la sua esperienza di Dio e il suo progetto di fraternità.

Questo fuoco che le bruciava il cuore non nasceva da lei, ma dal Vangelo e dall’antica Regola dei Fratelli di S. Maria del Monte Carmelo (1207-1214). E fu questo progetto che la condusse senza risparmio di fatiche e di rischi, dagli altipiani innevati della Castiglia fino alle rive lussureggianti del Guadalquivir in Andalusia, nel Sud della Spagna, ricche di profumi seducenti ed intrighi. Qualcuno, come un nunzio, rimase scandalizzato da tanto ardire in una donna, giungendo a definirla: «Femmina inquieta. Vagabonda, disobbediente e contumace, che a titolo di devozione inventa cattive dottrine, andando in giro fuori della clausura contro l’ordine del Concilio [di Trento] e dei suoi superiori, insegnando come maestra contro quello che ha insegnato S. Paolo, il quale ha ordinato che le donne non insegnino».

In realtà, Teresa non usciva di monastero senza l’esplicito consenso dei suoi superiori e per una ben precisa missione. Ma quei viaggi che tanto le costavano, anche sul piano fisico, forse contengono un “segreto” che fratelli e sorelle, figli e figlie, hanno finito più per ammirare come eccezione, celebrare come devozione facendo "viaggiare" il suo bastone (!), che decifrare quale tesoro posto nelle nostre mani oppure far diventare dinamica di discernimento per attualizzare oggi il dono che Teresa ha ricevuto dallo Spirito Santo.
  



Tanto fa paura la concretezza della storia che ancora oggi, molte ricostruzioni fornite della sua vita omettono idee della Santa e il concreto svolgersi di vari avvenimenti che portarono alla separazione dall'Ordine Carmelitano, voluto dal Doria, dopo la morte della Santa. 
Scriveva p. Valdivielso, OCD:"Umilmente, credo di essere stato io uno dei primi a scoprire la grande menzogna storica delle nostre Cronache Spagnole, soprattutto nei primi quattro volumi, ossessionati nel difendere la 'ortodossia ufficiale' di coloro che pretesero di dare alla Riforma una forma di essere e di vivere che né ha voluto, né ha pensato la Santa Madre e hanno tergiversato e sottomesso ad essa la verità storica dei fatti e dei personaggi. Non hanno potuto fare con questo peggiore servizio, né alla Santa, né alla Riforma stessa!"




Avila - Carmelo dell'Incarnazione
In compagnia del Dio Amico

Teresa, attraverso un travaglio maturato tra crisi affettive e spirituali, era giunta ad una profonda esperienza del Dio amico: «Ho molta fiducia nella misericordia di quel Dio che nessuno ha mai preso invano per amico, giacché l’orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati» (Vita 8,5). E nel pieno vigore della sua esistenza, senza voler fondare un nuovo Ordine, desiderava radicarsi nell’esperienza contemplativa dei santi Padri del Carmelo, cioè negli ideali proposti dalla prima comunità di frati-eremiti all’origine del Carmelo (Cammino ed. Escor., 3,7; 16,4; Fondazioni, 14,4.5), con un progetto di vita fraterna adeguato alle esigenze e ai problemi del suo tempo.

In un contesto ecclesiale che vedeva molti cattolici, battezzati sì, ma privi di un sostanziato cammino spirituale, abbandonare la Chiesa a favore della Riforma protestante, Teresa, consapevole delle mediocrità presenti tanto nella vita laica che in quella religiosa, si sentì interpellata ad un esodo in prima persona: «Sento dire alle volte, quando si parla del principio degli Ordini religiosi, che Dio faceva maggiori grazie a quei nostri antichi santi perché dovevano essere di fondamento. Sì, è vero, ma non si deve dimenticare che, rispetto a coloro che verranno dopo, sono pure di fondamento quelli che vivono oggi. Se noi di oggi conservassimo il fervore degli antichi e altrettanto facessero i nostri successori, l’edificio si manterrebbe saldissimo. Chi vede il proprio Ordine andar perdendo in qualche cosa, procuri di divenire pietra così forte da rialzare l’edificio. E il Signore l’aiuterà» (F 4,6-7). Questa convinzione la condusse a rischiare l’uscita dai modi già noti di essere monaca, per far venire alla luce un piccolo progetto di fraternità al femminile.
Sella di S. Teresa

1 commento:

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